Chi sarà ad Alessandria

Il collettivo ecologista radicale e anarchico Resistenze al Nanomondo ha organizzato la seconda edizione delle Tre Giornate contro le tecno-scienze, che si terrà in questi giorni a Caranzano, in provincia di Alessandria.

Questo evento, che viene presentato come un momento di confronto pensato per rafforzare il proprio pensiero critico e che è stato pubblicizzato attraverso vari canali di informazione alternativa e di movimento, è in realtà un’importante prova di forza, ultima di una lunga serie di iniziative che hanno permesso a certi soggetti, collettivi e tendenze, di guadagnare sempre maggiore agibilità all’interno di spazi occupati e autogestiti, così come nei percorsi di lotta.

Chi ha promosso questo evento, chi è statu invitatu a parlare, parte di chi ha intenzione di parteciparvi, sono nomi ben noti a chi non può, per via delle forme di oppressione che subisce, ignorare le posizioni reazionarie che queste persone portano avanti. Le pubblicazioni, i comunicati e le iniziative con toni e, spesso, contenuti esplicitamente transfobici, omolesbobifobici, abilisti, intersexfobici, queerfobici, sessisti, misogini, antifemministi, putofobifci rappresentano un chiaro segnale per chi è consideratu da questi personaggi l’anormale o la minaccia di turno: questo non è posto per voi.

Questo è sempre stato chiaro a chi, come moltu di noi, si ritrova a dover legittimare la propria presenza negli spazi esponendosi a continui attacchi, sempre più decisi: per questo vogliamo portare alla conoscenza di tuttu queste posizioni e problematizzare la presenza di chi le porta avanti, in questo evento come altrove.

Vogliamo parlare di chi lo fa e di come lo fa.

Di come il collettivo Resistenze al Nanomondo da anni dà spazio a critiche alle tecnologie e ai cambiamenti sociali prendendo di mira la teoria e le persone queer, oltre a tradurre e diffondere attraverso i propri canali scritti che guardano con speranza alla repressione ed esclusione delle persone trans*, oppure che addossano i successi elettorali dei partiti fascisti alle minoranze che alienano la classe operaia con le loro lagne.
Senza contare le presentazioni di libri come La riproduzione artificiale dell’umano, La piccola principe, Meccanici i miei occhi, tenutesi nello spazio di documentazione la Piralide di Bergamo così come in varie altre città, in collaborazione con associazioni e collettivi.

Di come Silvia Guerini, importante elemento del già citato collettivo e relatrice di una parte dell’incontro, pubblichi articoli su internet o nell’aperiodico L’Urlo della Terra dove rappresenta in modo fuorviante le tendenze transumaniste e le critiche alle stesse, tracciando collegamenti tra dominio tecnologico e rivendicazioni delle soggettività trans* con l’intento di sminuire e ridurre a poco più che capricci importanti questioni di autodeterminazione dei corpi, resistenza alla violenza patriarcale e sopravvivenza di coloro che non rientrano nella sua concezione di normalità.
Questo senza volersi soffermare sull’evoluzione del suo posizionamento rispetto all’aborto, che nella lettera con cui chiede il ritiro del suo libro, Aborto, spunti critici di riflessione, definisce una questione di sensibilità, prima di precisare che questo non vuol dire che c’è chi ha più o meno sensibilità per il feto o per la donna, non è così semplice e riducibile: è una questione che tocca il profondo, le esperienze, il sentire, la vita delle donne. Una toppa peggio del buco.
Per non parlare della facilità con cui si presta e tesse rapporti con le maggiori rappresentati del femminismo trans-escludente italiano, partecipando ad iniziative inserite nel programma di InRadice, un progetto femminista radicale incentrato sulla difesa della realtà biologica che rende le donne tali e dei diritti basati sul sesso, formula coniata da Sheila Jeffreys per giustificare politicamente la segregazione e la violenza contro le donne trans.
Senza dimenticare la sua partecipazione alla presentazione di Critica al transumanesimo, libro edito da Nautilus e presentato nel corso dell’edizione del 2019 di Librincontro a Torino: un evento preceduto e seguito da un rocambolesco gioco di polemiche, dure critiche e comunicati di condanna.

Di come Daniela Danna, relatrice invitata a parlare di GPA, sia dichiaratamente transfobica e sia impegnata da anni nella scrittura di libri e articoli dove denuncia la scomparsa delle lesbiche, costrette dalla pressione della società patriarcale e incentivate dal fascino della novità, rappresentata dalle identità trans*, a intraprendere percorsi di transizione per diventare uomini. Allo stesso modo parla di bambini trans e della sperimentazione che sta avvenendo sui loro corpi con la prescrizione di farmaci ritardanti della pubertà, arrivando a dire che non possono esistere minori trans e sostenendo una teoria di contagio sociale, riproposizione moderna dei discorsi omolesbobifobici dei decenni passati, usando come fonti articoli sensazionalistici e blog di genitori abusanti nei confronti dei figli transgender.
A questo si aggiunge un posizionamento politico ambiguo, fatto di collaborazioni con case editrici che pubblicano principalmente libri antisemiti, razzisti e di personaggi di spicco della Nouvelle Droite, oltre a partecipazioni a convegni organizzati da soggetti chiaramente riconducibili a correnti ecofasciste.

Di come il collettivo francese Pièces et main d’oeuvre, i cui scritti sono tradotti in italiano da Resistenze al Nanomondo, goda ancora di agibilità politica dopo aver portato avanti per anni, di pari passo con la critica alle tecnologie, una feroce battaglia fatta di articoli e opuscoli per spiegare al movimento come sia perdente portare avanti istanze di liberazione queer, trans* e frocia, dato che la maggioranza delle persone oppresse non le sostiene e rigetta queste teorie; come le persone queer dovrebbero essere considerate svitate, deficienti, malate mentalmente e viziose per poterne parlare in modo oggettivo e dell’ipocrisia dell’opporsi alla chirurgia usata per normare i corpi intersex, quando le persone trans pretendono e normalizzano le stesse mutilazioni.
Oppure di come la differenza sessuale tra uomini e donne sia talmente accentuata che esistono chiare e palesi differenze tra cosa si può fare o meno, in base ai genitali che si possiedono, e di come questa differenza porti gli uomini a competere per l’accesso al sesso, che le donne per loro natura negano, e che questa sarebbe la causa della violenza patriarcale, degli stupri e dell’esistenza del lavoro sessuale. O ancora, di come le donne e le persone queer siano unite dal desiderio di abbattere l’uomo cisetero, usando discorsi eterofobi e androfobici per arrivare ad instaurare un dominio totale della tecnologia queer, con fine ultimo l’eliminazione del sesso maschile dal corredo genetico della specie.
A questi discorsi si aggiungono considerazioni sulla natura della società post-capitalistica in cui viviamo, considerata massimo esempio del superamento di tutte le forme di oppressione riconosciute, nell’interesse del mercato: il passo è breve per arrivare agli appelli a una sinistra persa nell’antifascismo, ormai inutile; ad una rivalutazione positiva della famiglia tradizionale, considerata nodo di solidarietà e resistenza; a denunciare la mancanza di patriottismo rivoluzionario tra chi si vergogna di essere francese, perché canta del razzismo e del colonialismo di ieri e di oggi.

Di come l’evento si terrà in uno spazio con chiari legami con Arcilesbica, a livello nazionale la più grande associazione con una linea politica trans-esclusionista e in cui è in atto un rapido e preoccupante fenomeno di radicalizzazione in questo senso.

È evidente che queste posizioni, nonostate siano politicamente inaccettabili, sono state e continuano ad essere tollerate, quando non  addirittura legittimate, negli spazi e nelle situazioni che viviamo e attraversiamo ogni giorno.

Non è possibile continuare così: ne va della libertà, della salute, della sopravvivenza di tuttu noi.
Noi che per qualcunu siamo di troppo.