Posizionamenti

Dentro, perché è dove siamo e da dove partiamo.
Contro, perché è il solo verso in cui possiamo andare.

Dentro o fuori?

Costruiamo ponti e posti nostri dove prendere fiato e prendere la rincorsa perché essere diversu, lì fuori, è difficile, è faticoso, è pericoloso. Luoghi di incontro, confronto e cura, dove riposare, ma anche riorganizzare resistenze e prenderci piccole e grandi vittorie su una quotidianità che ci dà spesso contro. Sono luoghi e situazioni che costruiamo morbide, comode, dove non ci aspettiamo di doverci guardare le spalle se confrontiamo ciò che ci opprime.

A volte questi spazi hanno pareti, altre volte hanno volti amici: qualsiasi forma abbiano, sono importanti e vitali. Sono il nostro migliore strumento per andare avanti a lottare. Investiamo fatica nel costruirli, prenderceli, difenderli e continuare a farli vivere e crescere insieme.

Spesso ci siamo trovatu ai margini delle lotte, nella periferia del dibattito, con rabbia e delusione: com’è possibile che la liberazione di tuttu per qualcunu passi comunque per la nostra – o di altru – cancellazione? Basta guardarsi attorno per riconoscere, nei contesti che attraversiamo e nelle bocche di chi dice di essere dalla nostra parte, una violenza che conosciamo bene.

E mentre per moltu è più facile scegliere di ignorare tutto questo piuttosto che opporsi, esporsi e prendere consapevolezza di ciò che accade nei nostri cortili, perché noi dovremmo ancora sopportare la violenza trans-omo-bi-lesbofobica e sessista da parte di compagnu rispettabili con stellette militanza senza restituirgliela in faccia con tutta la violenza con cui ci investe?
Perché dovremmo scegliere di ignorare l’abilismo che incorporiamo e che si manifesta quando chi non è in salute fisica o mentale, appropriatu o disponibile allo scontro fisico, in linea con i criteri di performanza della lotta e di come concepiamo i nostri spazi, viene lasciatu indietro e invisibilizzatu?
Come possiamo non fare i conti con le dinamiche di razzismo strutturale presente anche nei nostri ambiti, che non vengono affrontate – spesso nemmeno percepite dalla quasi totalità di compagnu bianchu? Quante volte abbiamo sentito intonare che la carta è solo carta, la carta brucerà, urlato da chi non deve preoccuparsi di avere i documenti giusti?
Se il discorso di classe generalmente viene sentito più di altri, perchè capita anche di sentirsi inadattu per non avere le risorse necessarie all’agenda militante, stabilita per lo più da chi non ha seri problemi economici o ha meno difficoltà a trovarsi una casa e un lavoro regolare? Possiamo davvero contare tuttu sulla stessa solidarietà di fronte alla repressione, o dipende da chi siamo e da quanta influenza abbiamo?

Trovarci in situazioni e percorsi di lotta in cui viviamo dentro lo stesso schifo che ci circonda anche fuori da questi, senza che sia mai messo in discussione come una priorità, ci lascia spesso poche opzioni possibili: rimanere tagliatu fuori perchè consideratu non abbastanza compagnu o isteriche se pretendiamo di affrontare la violenza che viviamo; autoisolarci per preservarci dall’esasperazione, ritrovandoci con reti di supporto sempre più strette per sopravvivere dentro e contro questo sistema. Oppure alternare tutto questo, abituatu a sopportare in silenzio, per non spaccare il movimento.

Dentro e contro.

Sta per iniziare, il 24, 25 e 26 luglio 2020 presso Altradimora, la seconda edizione delle Tre giornate contro le tecno-scienze, evento organizzato e partecipato da compagne e compagni che da tempo portano avanti discorsi esplicitamente transfobici, omolesbobifobici, abilisti, intersexfobici, queerfobici, sessisti, misogini, antifemministi, antiabortisti e putofobici (e la lista potrebbe essere incompleta), che qui pensano di trovare altro spazio. Vogliamo cogliere quest’occasione per dare vita a uno strumento di critica che metta in chiaro le responsabilità di chi da anni fa politica sulla nostra pelle, dalla nostra parte, e le conseguenze di lasciare fare.

Alziamo la voce per sottolineare che la convergenza tra una politica apertamente reazionaria e cattofascista e alcune aree di movimento compagne è sempre più sfacciatamente evidente e non abbiamo intenzione di lasciarle altro spazio.

Pensiamo che sia arrivata l’ora di non dare più retta alla diffusa abitudine di connivente silenzio.
Perché la lotta e la libertà di qualcunu non diventino la gabbia di qualcun altru.

Per questo abbiamo aperto DentroContro: un blog, per adesso, ma soprattutto un’officina di strumenti critici e autocritici, una raccolta di quesiti e riflessioni, una coltura di anticorpi per lasciare sempre meno voce a questa tendenza reazionaria che si insinua nei nostri spazi.